Domani sera a Lione il match-verità dopo le vittorie su Namibia e Uruguay. Il pilone teramano ai Mondiali in Francia: “Siamo pronti all’impossibile”
TERAMO – Marco riccioni torna nel XV iniziale dell’Italrugby che domani sera (venerdì 29 settembre), all’Olimpic Stadium di Lione (ore 21) affronterà i ‘mitici’ All Blacks neozelandesi nel terzo turno dei Mondiali della palla ovale.
Per gli italiani e per ‘Riccio’ si tratta di un match chiave per i sogni di gloria azzurri in un girone fino ad ora affrontato bene con due vittorie su Namibia e Uruguay. Una vittoria addirittura farebbe ipotecare il passaggio ai quarti di finale degli italiani.
E’ chiaro che il pronostico pende tutto dalla parte della Nuova Zelanda, che nei precedenti 15 match ufficiali contro gli azzurri non solo ha sempre vinto ma anche segnato una media di 51 punti. Il barometro segna quindi tempesta per Riccioni e compagni, anche perché i ‘Tutti Neri’ ritrovano elementi fondamentali come Shannon Frizell e Jordie Barrett, nel XV iniziale, e Tyrel Lomax e Sam Cane, che partiranno dalla panchina. Ma per il ct dell’Italrugby, Kieran Crowley, domani avversario della nazionale del Paese di cui è originario, l’inno da cantare è quello di Mameli e non è il caso di essere così pessimisti. Dei partenti dal primo minuto, Riccioni sarà l’unica novità rispetto ai match precedenti.
Ma che l’Italia sia determinata a non giocare il ruolo di vittima predestinata, lo conferma anche Marco Riccioni, in una intervista rilasciata proprio al media ufficiale dell’Italrugby alla vigilia di questo durissimo match. Secondo Marco Riccioni, pilone destro della Nazionale azzurra, la partita con l’Uruguay ha dimostrato ulteriormente quanto questa Italia sia cresciuta. Adesso c’è da tentare l’impresa.
Marco, come stai fisicamente?
“Molto bene. Ho pienamente recuperato dall’infortunio e le due partite con Namibia e Uruguay sono servite tanto per ritrovare la giusta condizione. L’ostacolo più grosso è stato proprio il match con la Namibia, perché dovevo ritrovare il campo a livello internazionale, poi però è andato tutto bene”
L’Italia è alla ricerca dell’impresa contro gli All Blacks. Come si prepara una partita di questo tipo?
“Siamo a un Mondiale, ci sono tante cose in ballo. Entrambi ci giochiamo la qualificazione, ma loro hanno la pressione di dover vincere a tutti i costi per non essere eliminati. Saranno più sotto pressione, ma noi dovremo metterci tutto: dobbiamo essere attenti, accesi e pronti ad una grande battaglia fisica”.
Quanto ti senti migliorato dopo quest’anno in Inghilterra?
“Giocare a quel livello mi ha aiutato tanto, anche a livello di mentalità: si impara a vincere e a saper vincere, a controllare i momenti di difficoltà. Poi comunque gioco con ragazzi che vengono da tutte le nazionali più forti, dal gallese Tompkins a tutti quelli dell’Inghilterra come Farrell. Tutto questo bagaglio poi si cerca di portarlo anche quando si va in Nazionale. Ma non è solo una questione mia, credo che tutta la squadra sia migliorata sotto questo aspetto. All’intervallo contro l’Uruguay ero tranquillo. Sapevo che ne avevamo di più e dovevamo tirarlo fuori. Ci siamo detti ‘adesso andiamo fuori e vinciamo la partita’, e lo abbiamo fatto”.
Prima l’Italia soffriva di più un certo tipo di situazioni, è stato un cambiamento importante?
“Sicuramente. Bisogna avere la forza di credere che le partite non finiscono nel primo tempo: siamo andati sotto 17-7, dopo una prima frazione difficile, e non era facile da riprendere. Abbiamo fatto 10 minuti in 13 uomini concedendo solo 7 punti, e credo che sia stato quello il fattore decisivo. Parlandone con Seb Negri, mi ha detto: ‘Questa partita l’abbiamo vinta difendendo in quel modo furioso in quei 10 minuti, concedendo solo una meta’. Sono quelle cose che ti danno energia e fiducia, e questa partita ha dimostrato quanto questo gruppo sia cresciuto”.